Cittadinanza Digitale, intervista a Elisa Benzi.


La rete e i ragazzi.
E il concetto di cittadinanza digitale che, oggi più che mai, diviene una dimensione fondamentale da contemplare e ben comprendere se vogliamo vivere il web in maniera consapevole ma anche responsabile, godendo al massimo delle sue numerose opportunità, formative e di crescita attraverso il confronto, stando sempre attenti  ai rischi che comunque in esso sono presenti.

Ringrazio Elisa Benzi per questa intervista, amica, collega e tra i co-fondatori, assieme a me, di Snodi Pedagogici.

Buona lettura




Cittadinanza Digitale, il progetto di Elisa Benzi



Definizione di Rete.
Fino a qualche anno fa Rete significava mettere in collegamento i computer all’interno di un ufficio o all’esterno verso eventuali altre filiali per condividere e velocizzare il lavoro. Oggi quando si parla di Rete siamo automaticamente portati a pensare ai Social, alla comunicazione veloce, alla dimensione ludica e all’informazione veloce. In realtà la Rete è molto di più, senza addentrarci nei tecnicismi di Internet, io penso che la Rete sia una delle più grandi invenzioni dell’uomo perché permette la condivisione dei saperi e ci apre al molteplice.
“Apprendere in Rete” cosa significa veramente?
È un discorso ampio e complesso. La Rete offre molte opportunità positive, apre mondi e permette di condividere il sapere, ma per accedere alle informazioni bisogna avere un spirito critico adeguato per discernere ciò che è vero e affidabile da ciò che non lo è. Qui la scuola dovrebbe fare la sua parte visto che è l’agenzia educativa deputata alla formazione di una capacità di pensiero autonomo. Quando penso all’apprendimento in Rete non immagino solamente ai ragazzi che trovano il materiale utile ad approfondire un argomento, io vedo scuole e classi connesse che si confrontano e che collaborano. Mi rendo  conto che la scuola, soprattutto quella italiana non ha molte risorse, ma questo rischia a volte di essere un alibi. Se pensiamo che possiamo connetterci attraverso qualsiasi dispositivo elettronico e se consideriamo che molti ragazzi sono dotati di portatili e tablet credo che si possano trovare dei modi per realizzare qualcosa di costruttivo senza aspettare una dotazione all’avanguardia che probabilmente arriverà quando sarà già obsoleta. Forse bisogna essere un po’ creativi, anche se non è facile, ci sono ancora troppe resistenze da parte del mondo adulto.
La Rete vista dagli adulti e la Rete vista dai ragazzi in base alla tua esperienza
Io credo che ci sia una differenza di fondo tra i ragazzi e gli adulti e questa differenza rende difficile la comprensione e la relazione tra i due mondi. I ragazzi usano la rete come “modo di comunicare” quindi è una modalità comunicativa, la Rete fa parte del loro modo di essere e non di fare. Per noi adulti la Rete è un “modo per comunicare” e quindi uno strumento. Queste due concezioni apparentemente simili ma profondamente differenti generano incomprensione. Aggiungo per altro che non è vero che i ragazzi non sono più in grado di socializzare in presenza, continuo a vedere giovani che riempiono i luoghi di aggregazione tradizionali, sentono il bisogno di uscire in compagni, del cinema, della discoteca e di organizzare le veglie studentesche, ciò che è cambiato o meglio si è aggiunto è un canale aggiuntivo che permette loro di includere anche chi non è presente.
Cittadinanza digitale: in cosa consiste?
La “cittadinanza digitale” può essere intesa come quell’insieme di regole che ci permettono di vivere bene in Rete; regole che non differiscono da quelle che comunemente conviene osservare anche nella vita “reale”.
Parlaci del tuo progetto su quest’ultima
Cittadinanza digitale” è un progetto nato dal desiderio di parlare di Rete e comportamento, ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado (medie). Gli argomenti trattati riguardano la legalità, quindi i rischi legati alle copie illegali di film, musica e giochi; il cyber bullismo; il sexting e l’importanza del linguaggio sulla Rete. Gli incontri sono strutturati in modo da rendere la classe partecipe: attraverso dei filmati invito i ragazzi a riflettere sulle conseguenze di determinati comportamenti. Nell’anno scolastico 2013-2014 il progetto si è svolto in 3 scuole e ho avuto l’opportunità di incontrare circa mille ragazzi. È stata un’esperienza che mi ha arricchito moltissimo ed è stata molto apprezzata sia dagli utenti che dai docenti.
Perché è importante la cittadinanza digitale
Credo che sia importante riflettere sui comportamenti che adottiamo in Rete perché spesso il fatto di essere dietro un video, sia esso quello del computer o del cellulare, ci fa perdere la consapevolezza che dall’altra parte ci sono persone che ci giudicano e reagiscono per ciò che diciamo. Il problema è che in questo tipo di comunicazione manca la parte più importante costituita dal paraverbale: gesti, postura, espressione del volto e tono della voce si riassumono in parole scritte e spesso anche abbreviate. Dobbiamo imparare a pensare che ciò che pubblichiamo in Rete ci identifica, se parlo in modo scurrile, per coloro che mi leggono io sono una persona maleducata; non importa se in genere non lo sono e quel messaggio era solo uno sfogo. È molto semplice decontestualizzare le parole che viaggiano sulla Rete.
Quali sono i problemi che oggi impediscono un buon uso della rete?
Mi viene da dire la poca conoscenza, il digital divide e la resistenza che c’è, soprattutto in Italia, nell’adozione degli strumenti elettronici come possibilità che va ben oltre l’uso della LIM o del tablet in classe. Inoltre si parla sempre in negativo della Rete, penso al bullismo per esempio, benché le statistiche rivelino che la maggior parte dei fenomeni di bullismo avviene in ambiti “reali”, continua ad esserci molta enfasi su quello in Rete. Le potenzialità della Rete sono vaste, il sapere è sempre più un “sapere condiviso” ed è questa la vera potenzialità che deve emergere e a cui dobbiamo educare i ragazzi.
Cosa consigli ai genitori “spaventati” dal web
Informarsi, farsi aiutare dai figli e “metterci le mani”. Non possiamo fermare la tecnologia . Vietandone l’uso non facciamo altro che incrementare la curiosità e rischiamo di avere figli che si iscrivono a facebook o a qualsiasi altro Social di nascosto: dove non arrivano i genitori o comunque gli adulti di riferimento, arriva il gruppo dei pari. È meglio informarsi e imparare per formare in loro un senso critico tale per cui possano far fronte alle possibili insidie. Dobbiamo essere dei riferimenti autorevoli, dare loro poche regole chiare e sapere quel tanto che basta per aiutarli a trovare le giuste risposte anche riguardo al Web.
 
 
 
 
 
 
Dove ti possiamo trovare?
Io vivo a Voghera, sono DSA e ADHD Homework tutor e mi occupo di educazione all’uso consapevole del web. Ho un blog "InDialogo"  e la mia mail è elisa_benzi@hotmail.com
 
 
 




Se l'intervista v'è piaciuta ed Elisa vi ha in qualche modo incuriosito, la potrete trovare questo 18-19 ottrobe a Voghera, nel ruolo di relatrice al Festival della Cultura

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