Narrazione educativa (secondo esperimento).


Questo è il secondo esperimento di "narrazione educativa".
Se ti interessa capire cosa intenda per quest'ultima e ti solletica un suo approfondimento, allora ti invito a leggere questo post, con il primo tentativo.
 
Se invece ti va di "giocare" subito, allora, svuota la mente e leggi pure questo breve racconto. Interessante sarebbe, poi, ricevere un tuo commento, la prima cosa che la storia ti ha fatto pensare, fosse anche una critica alla stessa...
 
Buona lettura.







 
 
Non si conoscevano né parlavano la stessa lingua.
Lei aveva il riflesso cristallino del mare negli occhi, lui quello della sabbia dorata della sua terra.
 
Lui era testardo e continuava a parlarle mentre lei si trincerava dietro a un silenzio e a un sorriso timido, ma puro come l'acqua.
Lui continuava imperterrito, buffo in quel suo gesticolare un po' teatrale ma innato e lei, con il capo piegato verso una spalla, provava ad ascoltarlo in più direzioni, muovendo la testa di tanto in tanto, forse sperando che, all'improvviso, i suoni divenissero chiari e ben distinti per entrambi.
 
Poi, come spesso capita, lui si arrese e si limitò a fissarla tenendo i pugni chiusi, le sopracciglia aggrottate e l'aria di chi sembrava offeso.
Fu solo allora che lei allungò il braccio sfiorandogli con la mano la guancia e come nelle favole - non che questa non lo possa essere - accadde che tutte le loro differenze, dovute all'educazione e alla lingua di due culture diverse, svanirono lasciando spazio a gesti e a sguardi. E iniziarono a giocare, nonostante non fossero uguali ma identici nel desiderio, nei sogni e nell'immaginazione.
 
Talvolta siamo davanti a specchi il cui riflesso, apparentemente distorto, rimanda poi immagini simili.
 
Sorprendendoci per tale inaspettata assomiglianza.

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