La storia (im)perfetta.



C’era una volta un bambino che era nato in una famiglia perfetta.
Perfetta era la madre, perfetto era il padre, perfetto il nonno, perfetta la nonna, perfetta la casa in cui abitavano.
Tutto era perfetto, pulito ed in ordine, sempre, tutti i santi giorni perché i genitori di questo bambino non tolleravano l’imperfezione, lo sporco ed il disordine, anzi, se qualcosa veniva messo nel posto sbagliato come ad esempio un cucchiaio tra le forchette la madre perdeva i sensi, il padre diventata gonfio e rosso come un pomodoro, al nonno cadeva la dentiera, alla nonna partivano le ciabatte e per far sì che tutto fosse sempre in ordine, pulito e perfetto nessuno in casa correva, saltava, mangiava fuori dall’orario dei pasti, tutti camminavano con le pattine sotto ai piedi per non sporcare i lucidi pavimenti e non era permesso far entrare i cani, gatti, canarini, tartarughe, pesciolini rossi o qualunque altro animale.
Solo agli unicorni era concesso entrare in casa perché non esistevano.
Figurarsi poi se a quel povero bambino era concesso di giocare: quando ci provava la mamma lo rimproverava, il padre disapprovava, il nonno si lamentava e la nonna si preoccupava.
Il tempo passava e il bambino non aveva mai giocato nonostante le automobiline nuove disposte in fila sulla mensola, le costruzioni chiuse nelle loro scatole, la palla sotto al letto e i colori posti su un barattolo sopra a dei fogli immacolati. Il tempo passava e lui non giocava e all’improvviso smise di crescere.
Giunto a 99 cm si era fermato, 1 cm al metro, ai 100 cm tondi, tondi, 1 solo numero dalla cifra perfetta.
“Ma cos’ha questo bimbo?” chiese la mamma che poco le mancava di perdere i sensi.
“99 non è un numero perfetto!” tuonò il padre tutto gonfio e rosso in viso.
“Fof è ferfeffo!” esclamò il nonno dopo aver perso la dentiera.
“Non è perfetto!” ripeté la nonna un attimo prima che le partissero le ciabatte dai piedi per volare fuori dalla finestra.
I giorni passavano ed il bimbo restava fermo a 99 cm, ad 1 cm da quel 100 tondo, tondo, 1 sola cifra dal numero perfetto.
Allora decisero di portarlo dal dottore.
Questo lo visitò ma non trovò nulla che non andasse: respiro perfetto, cuore perfetto, pressione perfetta, orecchie ed unghie pulite e vestiti in ordine.
Poi il dottore gli guardò dentro, attraverso gli occhi che si sa, sono lo specchio dell’anima, e capì.
Quindi osservò tutti, la mamma, il papà, il nonno e la nonna e disse con tono solenne:” Ho la cura per questo bambino!”
“E quale dottore?” chiesero tutti all’unisono, in maniera perfetta.
“Per crescere deve giocare, tutti i giorni dopo colazione, prima di pranzo, dopo il riposino, prima di cena e dopo cena!”
La mamma perse i sensi.
Il papà quasi esplose divenendo rosso fuoco.
Il nonno ingoiò la dentiera e la nonna assieme le ciabatte perse anche le calze.
Il giorno dopo iniziarono la cura: dopo colazione il bambino prese i colori ed i fogli immacolati e chiese alla nonna di colorare assieme a lui. Lei, al sol pensiero, vide partire le ciabatte come siluri perché immaginò tutti i pennarelli sparsi in giro. Si fece coraggio e si mise a colorare assieme al bambino.
A poco a poco ricordò come, da piccola, amasse dipingere e finirono con rovesciare ovunque fogli, disegni, colori e si divertirono come matti.
Prima di pranzo toccò al nonno: incollò la dentiera al palato, si fece coraggio e svuotò la scatola delle costruzioni e a poco a poco ricordò come da bimbo sognasse di diventare un architetto e finirono col divertirsi come matti.
Dopo il riposino il papà prese il pallone da sotto il letto ed uscirono a giocare in giardino: a poco a poco il gonfiore ed il rossore sparirono e ricordò come da giovane sognasse di diventare un calciatore e finirono col divertirsi come matti.
Prima di cena toccò alla mamma e tanta forza le ci volle per non perdere i sensi!
Giocarono con le automobiline e a poco a poco iniziò a ricordare come da piccina voleva diventare un pilota di Formula Uno e finirono col divertirsi come matti.
Dopo cena giocarono tutti assieme e per casa c’erano colori, disegni, costruzioni ed automobiline ovunque, la palla rimbalzava sul soffitto e tutto era in disordine, sottosopra e rovesciato.
Tutti ridevano: la mamma non sveniva, il papà era snello, al nonno erano ricresciuti i denti e la nonna aveva le ciabatte ben infilate ai piedi!
Da quel giorno il bambino iniziò a crescere, superò i 100 cm ed anche più!
La casa fu meno in ordine e a chi importava se il cucchiaio era tra le forchette, se c’era un cane sotto al tavolo, il gatto sul divano, il canarino sul lampadario, le tartarughe in vasca da bagno con i pesciolini rossi ed un enorme unicorno di pelouche sopra al letto?
E le pattine sparirono per far posto ad un bel monopattino.
La famiglia perfetta non fu più così perfetta, anzi da quel giorno preferì essere imperfetta, perchè è solo attraverso il gioco che finì col divertirsi e neanche poco.
Il gioco porta scompiglio, talvolta è un parapiglia, ti fa socializzare, insegnare e così anche imparare!






Questo articolo è stato pubblicato su TuttoPerLaMamma.it

Sylvia Baldessari

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