Le mamme “guerriere” di Silvia Rossi.

La scuola è finita da un pezzo e abbiamo ancora agosto da vivere.
Nonostante ciò l'emergenza scuole sul nostro territorio è sempre aperta e non conosce pause nè vacanze.
Vi propongo questa intervista pubblicata un paio di mesi fa su TuttoPerLaMamma che di scuola, diritti e sogni parla.
Questa è la storia di un piccolo gruppo di mamme veneziane "guerriere"....


Ho la fortuna di collaborare con questo portale che di tante cose tratta e che riguardano la genitorialità, l’essere madre, padre, figlio, uomo e donna.
Quindi ho la possibilità non solo di condividere con voi i miei pensieri e le mie fiabe ma anche storie, storie vere fatte di quotidianità ma che devono essere raccontate perché altri si possano rispecchiare e in esse cogliere quel medesimo riflesso che ci unisce nelle varie esperienze di vita, uniche ma anche simili, dove ciò che muta sono solo gli attori e l’ambientazione ma non la trama.
Questa è la storia di una mamma che, assieme ad altre, ha lottato per un proprio diritto, quello di non vedere chiudere una scuola dalla tradizione secolare e di poter garantire ai propri figli l’occasione di crescere ed essere educati in spazi che hanno visto il susseguirsi di generazioni, l’eco del passato che si rigenera con le risa dei bambini oggi.
Questa è una storia accaduta a Venezia, città già di per sè problematica da un punto di vista autoctono, ma la voglio raccontare attraverso le parole di Silvia Rossi, che in questi mesi ho imparato a conoscere, seguendola nella sua disperata battaglia ma fatta di amore, costanza e buone intenzioni.
La voglio raccontare perché anch’io a Venezia sono nata e cresciuta, ma ho dovuta lasciarla…


Ciao Silvia, benvenuta su TuttoPerLaMamma .it. Vuoi spiegare brevemente, ai nostri lettori, chi sei e cosa fai nella vita?
Ciao a te, mi chiamo Silvia Rossi, sono una mamma a tempo pieno di un bimbo meraviglioso di 3 anni, attualmente collaboro con una ditta di Verona che si occupa di bio-cosmesi, vivo a Venezia e sono molto sensibile alle problematiche della mia città.


Noi ci conosciamo da un po’ e se ti ho chiesto questa intervista è per far conoscere la tua storia, la tua o meglio la vostra lotta, perché accanto hai delle persone che ti sostengono e condividono il tuo stesso problema. Cos’è accaduto?
Mio figlio frequenta la scuola dell’infanzia S. Maria presso l’Istituto delle Suore Canossiane di Venezia, è iscritto al primo anno e più o meno a gennaio abbiamo ricevuto la triste notizia che per la scuola sarebbe stato l’ultimo anno di vita. Teniamo presente che questa struttura di ben 4.000 mq con più di 200 anni di storia, ha ospitato negli anni scuola materna ed elementare, svariate attività sociali, attività di origini parrocchiali, ha accolto per molto tempo studentesse e negli anni passati è stata una vera e propria “casa” di ospitalità per i poveri orfanelli. Non elencherò gli altri svariati ruoli che ha ricoperto in ben 2 secoli, fondata dalla stessa Madre Canossa, con lo scopo preciso di accogliere i poveri. Detto questo, vorrei specificare che io sono profondamente agnostica, ed il motivo per cui scelsi questa scuola era dettata dal mio istinto, dall’enorme senso di serenità che mi proferiva la struttura e dalla maestra che mi accolse con un sorriso sincero e caloroso. Ritorniamo però alla domanda iniziale. Dopo aver ricevuto la notizia, le cui motivazioni sembrava fossero di origine economica e per scarsità di adesioni,con un esiguo numero di mamme, decidemmo di andare a fondo di questa sconvolgente notizia, e cercammo da subito di capire cosa si poteva fare per evitarne la chiusura. Teniamo presente che alcune di noi hanno, a loro volta, frequentato la scuola e con esse i loro figli. Quindi c’erano tanti sentimenti in ballo. Cercammo di aprire un dialogo con le madri responsabili site a Padova e a Roma. Nel primo colloquio a Padova ci venne paventata l’idea che avremmo potuto costituirci come Associazione e attraverso un personale specializzato avremmo potuto ottenere l’accomodato d’uso gratuito dei locali e portare avanti l’attività scolastica. Noi, io, Barbara Battagliarin, Monica Crescente, Elisabetta Pietropoli e Federica Ferrarin eravamo prese da un entusiasmo-misto tristezza per l’imminente chiusura, ma anche molto preoccupate perché era l’unica possibilità per andare avanti, c’ era poco tempo ed eravamo sole. Nonostante questo non ci perdemmo d’animo e prendendo contatti con altre Associazioni che ci diedero supporto immediato. La maestra appoggiò il nostro progetto e si unì al gruppo senza esitare. Ben presto, però, tutto prese un altra piega. La proprietà ne combinò di tutti i colori dimostrando una condotta azzardata.
Ci fecero passare per delle “pazze” sostenendo che avevano capito “pan per polenta” e che mai e poi mai nessuna di loro avrebbe potuto prometterci l’accomodato d’uso gratuito dei locali, che ci fu immediatamente negato. La scuola chiudeva punto e basta.

Voi mamme, davanti a tutto ciò, non vi siete perse d’animo e vi siete mobilitate per far sentire la vostra voce proponendo anche una soluzione. Raccontaci come avete reagito e quale idea volevate realizzare, il vostro bellissimo progetto.
La nostra reazione fu di rabbia, ma nessuna di noi sarebbe mai indietreggiata, ormai era passato qualche mese ed eravamo a buon punto, le iscrizioni arrivavano e la gente veniva regolarmente a visitare la scuola e ne usciva felice.
E’ davvero un luogo incantevole.
Ma ricevemmo ancora dei “no” allarmanti e diedero ordine alle madri di non accettare nuove iscrizioni. Non ci arrendemmo, organizzamo feste, che cercarono di impedirci, ma sostenute e coperte dalle madri presenti in istituto riuscimmo sempre a cavarcela. Eravamo sole contro un muro di gomma. Decidemmo  che era arrivato il momento di rendere pubblica la cosa. E fu la svolta. Fummo contattate dal presidente  dall’Arcionfraternita della Misericordia, il signor Giuseppe Mazzariol, che si propose con il suo ente, il quale svolge attività di volontariato rigorosamente laiche, di prendere in gestione la scuola. Ci offriva il suo sostegno impegnandosi attivamente. Il signor Mazzariol, un uomo di straordinaria generosità, si diede da fare.
Non eravamo più sole. Smosse mari e monti, tutta la diocesi, il comune, la cittadinanza, eravamo sulla cresta e ce la stavamo giocando alla grande. Parlavamo di un progetto ad ampio raggio, ricreare un punto di aggregazione sociale importante attraverso la scuola, ma anche attraverso attività di tipo culturale educativo-creative, psicomotricità, yoga per bambini, mini-rugby, corsi di artigianato condotti da un maestro d’ascia che si offrì gratuitamente affinchè le attività che Venezia ormai sta perdendo ricominciassero a vivere.
Avevamo tante idee e tanto entusiasmo, ed il signor Mazzariol ci appoggiava, proponeva e lottava con noi.
Era un progetto rivolto ai bimbi, dare loro uno spazio in cui crescere in libertà ma anche all’intera cittadinanza. Un punto di accoglienza per famiglie, dove i genitori possano trovare un luogo di confronto e conforto. Riprenderci in qualche modo un pezzo della nostra storia. Fu una battaglia all’ultimo sangue.
Avevamo risolto i problemi che ci erano stati presentati ma  ancora nulla: la proprietà decise diversamente senza tenere conto di nulla ed il signor Mazzariol, con gli enormi sforzi fatti, venne messo alla porta, come tutte noi.

Quali sono state le reazioni dell’amministrazione cittadina, dei cittadini e della Direzione della Scuola?
L’amministrazione comunale è stata di poca presenza, quasi inutile direi; nonostante le mozioni presentate dai consiglieri comunali, il loro darsi da fare e l’attivismo frenetico di quei giorni, non siamo state aiutate. I cittadini nonostante abbiamo riscontrato errate convinzioni sulla conduzione dell’aspetto religioso che ci hanno tacciate come retrograde e cattoliche convinte, con commenti assai offensivi, (ricordo come già detto, che la scuola era basata su valori condivisibili e chi frequenta non sono solo cattolici, ma siamo un gruppo e nonostante ci siano Cristiani la religione non è il nostro punto in comune, bensì l’amore per i nostri figli di qualsiasi religione e non appartengano), c’è stata molta sensibilizzazione e i cittadini si sono rapidamente resi conto della fortuna che si andava perdendo; gli amici che mi sento sempre di ringraziare della Venessia.com lo zoccolo duro della cittadinanza, hanno dimostrato enorme interesse e ci hanno aiutato davvero in tutti i modi. Per quanto riguarda la Direzione della Scuola mi sento di riportare una frase di papa Francesco rivolta alle suore: “siate madri e non zitelle”. In questo, come ho già detto, mi sento in dovere di sollevare da qualsiasi responsabilità le madri presenti nell’istituto.

C’è un episodio significativo, in tutta la vicenda, che vorresti raccontare per far capire l’importanza e la necessità di quanto avete cercato di preservare?
Di episodi ce ne sono stati tanti, e tante cose mi facevano credere che non potevamo mollare, che avere un insegnante che accoglie i tuoi figli con amore e dedizione era una fortuna. Ma credo che il vero e reale episodio che mi ha fatto capire che la battaglia era valsa l’enorme fatica è stata la recita di fine anno. Proprio pochi giorni fa. E’ stato un giorno fantastico, per i diplomi di alcuni dei bimbi, per la scenetta e le canzoni dei bimbi, ma è stato un giorno devastante. Non riuscivamo, nessuno di noi, genitori-nonni-figli tre generazioni a trattenere le lacrime, sapevamo che era l’ultima recita, in questo posto incantato. Era l’ultima classe, gli ultimi bambini a scorazzare per il giardino. La madre superiora che, pur andando contro la proprietà ci aveva sostenute, ha letto una lettera di ringraziamento esprimendo il dolore che provava, io piangevo come una bambina e non riuscivo a trattenermi, ha letto una lettera piena di amore e di affetto nei confronti della maestra e dei bambini e l’ammissione che senza il loro vociferare tra i corridoi quella struttura così grande sarebbe diventata vuota triste e silenziosa. Anche la maestra decise di leggere una lettera, tra lacrime e singhiozzi, dopo 15 anni di lavoro lì in cui anche suo figlio è cresciuto, ci ringraziava per averle affidato il nostro bene più prezioso.
Beh… eravamo distrutti, tutti lì in quel teatro ci siamo sentiti affranti, con un unico denominatore comune l’Amore per quella scuola. In quel momento ho capito davvero quanto andava perso.
Per quale scuola si combatte così? Per mesi abbiamo smesso di stare in famiglia, giorno dopo giorno incassando delusioni una dopo l’altra. Ma mai una volta nessuna di noi ha smesso di lottare e, ancora adesso, siamo quì a combattere.

Quali sono gli altri problemi che riguardano una città così bella come quella in cui abiti, Venezia?
Gli aspetti sono molteplici e la mercificazione di una città d’arte con una storia secolare è la più visibile a tutti.
Il turismo, diventato unica fonte di reddito, va tutelato con rispetto, invece c’è un invasione più o meno all’arrembaggio e spesso i turisti stessi se ne vanno scontenti. Le attività che hanno reso questa città grande nei secoli, come l’artigianato e il commercio, sono scomparsi. C’è un esodo allarmante e l’amministrazione comunale non fa nulla per impedirlo, anzi si sta vendendo anche le mutande pur di tappare i buchi in bilancio. Per i cittadini non viene fatto nulla in suo favore, per i bambini poi non ne parliamo, non vengono considerati nemmeno. E’ diventata una città finta basata su un commercio fittizio. Del resto credo che Venezia sia lo specchio di uno stato che nel sociale fa acqua da tutte le parti, alle famiglie viene spesso tolta la dignità e i diritti fondamentali per assicurarne il suo sviluppo

Cosa ti auguri per Venezia?
Mi auguro che riesca a riprendere personalità, mi auguro che la gente si svegli e che inizi a lottare e a scendere in campo per ridare vita ad una città splendida con mille potenzialità. Noi non molliamo!




Riporto il link  del video dove la maestra legge la sua lettera ai bambini ed alle famiglie alla festa di fine anno, video che consiglio di vedere.

Sylvia Baldessari 

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